SPAZIO LABORATORIO ARTIGIANALE LA CORNICE
VIA PER ALZATE,
9 - CANTU’ (CO)
tel. +39 031
700571
e-mail:
tommasofalzone@libero.it
http://spaziolaboratoriolacornice.blogspot.com
COMPRO
ORO / opere di Chiara Giussani
dal 20 ottobre al 17 novembre 2012
ORARI: 9.00-12.15 / 15.00-19.00, da martedì a sabato
Allo SPAZIO LABORATORIO, zona
espositiva del Laboratorio artigianale “La cornice” di via per Alzate, 9 a
Cantù (Como), si inaugura sabato 20 ottobre 2012 alle ore 18.00 la mostra dal
titolo ‘COMPRO ORO / Opere di Chiara Giussani’: un’artista nata a Merate
(Lecco) nel 1972 ed operante da diversi anni sul nostro territorio. Diplomata
all’Istituto Statale d’Arte di Cantù e in pittura all’Accademia di Brera a
Milano, ha in seguito frequentato un corso di esperto assistente in “arte
terapia” all’Umanitaria di Milano e ha svolto tirocinio nei laboratori d’arte
dell’ex Paolo Pini, sempre a Milano. Della sua lunga pratica artistica ci piace
ricordare la realizzazione di alcune copertine di CD del gruppo musicale
“Maramao” e diverse illustrazioni apparse sulla rivista “Graffiti”.
L’esposizione propone una scelta di studi, disegni e pitture su carta,
dove è evidente l’immediatezza creativa che si concretizza con gesti rapidi,
senza ripensamenti. Ne esce un repertorio di figure quasi favolistico, con
riferimenti all’art brut o a certo immaginario surreale. Saranno inoltre in
mostra diverse teche di piccole dimensioni in cui sono racchiusi collages
realizzati con carte, fotografie e minuscoli oggetti di plastica in un gioco
divertente, ora tenero ora caustico, ora sbeffeggiante ora malinconico e solo in
apparenza ingenuo.
La mostra organizzata da Tommaso Falzone del Laboratorio
artigianale “La cornice” e da Giampaolo Mascheroni, resterà aperta fino al 17
novembre 2012 dalle ore 9.00 alle ore
12.15 e dalle 15.00 alle 19.00, da martedì a sabato.
PER CHIARA
Confesso, sono pieno
di sensi di colpa nei confronti di Chiara, per tante miserevoli ragioni. Perché
quando ci incontriamo, quasi
sempre il sabato, in uno dei pochi luoghi della Brianza in cui ancora brilla la
luce dello spirito, io sono sempre disfatto dallo stress settimanale e mi
aggiro come un lumacone (le suggerisco di ritrarmi, da ora, sotto questa
specie…), cercando di capire cose che non capisco e di interessarmi a cose che
non mi interessano, mentre lei, distesa, attenta, curiosa e sempre sorridente, traduce
- lo si capisce benissimo - tutto ciò che vede nel suo Bestiario di Vizi
(molti) e Virtù (poche). Perché sembra che tutto quello che fa e dice rientri
senza sforzo nel raro mondo della Costanza e della Coerenza: chissà sotto quali
strane apparenze Chiara rappresenterebbe queste due solitarie e dignitose
Signore…Perché lei si interessa anche delle cose dei poeti, o alle loro
ambizioni sbagliate, e una volta mi ha chiesto dei testi che, per confusione
mentale più che per motivato pudore (che vergogna!), non le ho mai dato. Perché
infine io sono brutto e vecchio e lei è giovane e bella. Siamo come si vede
dalle parti dell’Invidia (che ancora affido alla sua inventiva figurale!), ma
l’ultimo complimento non è soltanto un vezzo da cascamorto, se riesce almeno ad
indicare la singolarità di questa creatura che unisce alle grazie di cui sopra
una dura vocazione all’esegesi morale: una dottora dei fedeli come Caterina, o
Hildegarde, o piuttosto Teresina di Lisieux. Un giudizio morale indefettibile,
rotondo, sorgivo anima tutte le sue cose che esistono appunto solo e soltanto
perché sono oggetto di giudizio. Un’etica trascendentale investe gli esseri
animati e inanimati e mira dritto a farli a pezzi nel senso di spogliarli di
tutti i belletti e le pose e le difese, comunque mostrandoli, per indicarne
l’intima miseria, la Debolezza
sorella della Vergogna, qualche guizzo di Cattiveria votata, anch’essa allo
scacco. Da questo punto di vista non esiste differenza tra l’uomo, l’animale,
la cosa: si tratta comunque di ‘immonde mondanità’ che proprio per questo si
mescolano, si confondono e soprattutto si fondono. Un altro capitolo
dell’eterno moralismo lombardo? Solo in parte, e non la più importante, perché
alla pietosa ironia, anch’essa lombardissima, si unisce un disincanto nervoso,
lieve, chiaro: tutto femminile per quanto io ne so!
E poi quello di Chiara, tra vizio, peccato e una riposata attitudine a
comprendere, starei per dire a perdonare
(ma non a dimenticare), è un mondo tanto compatto nei contenuti quanto variato
nelle forme che lo testimoniano e lo declinano. Ed è anche un mondo senza
mutamento, in virtù della sua forza interiore, dalle prime cose del tempo di
Brera ad oggi. Disegnini di tratto sicuro e veloce, a fissare le metamorfosi di
uomo in animale e di animale in uomo, con tutti, ma proprio tutti, i loro
difetti; bellissimi acquarelli, molto sperimentali - una tecnica così
trascurata da noi – e, via via, le varie novità che compaiono o ricompaiono
sulla scena delle arti fino agli oggetti preziosi di questa mostra, segnati,
tra l’altro, da una pietas profonda
per le cose sepolte e dissepolte nei e dai più miseri mercatini. Le diverse
tecniche del collage le consentono di liberare tutta la sua fantasia - che si contrappone,
senza parere, alle devastatrici (anglosassoni) ‘fantasy’ imperanti - e che è, provvidenzialmente, molto ‘realista’
proprio per il fondamento critico ed etico che tutto trasforma in figure e
situazioni molto concrete…Eppure tutti i ‘mostri’ e tutti gli
sperimentalismi che si agitano nel mondo
di Chiara trovano, testo per testo, una misura di stupita eleganza, classica e
persino classicista, come se alla fine di tante storture ci fosse sempre e
comunque la fascinazione e la serenità dell’Arte e del Bello (come capita alle
due donne, sedute sulla soglia di casa, che guardano, stupite, passare di lì
uno struzzo d’argento…): è proprio questa la sua più maliziosa contraddizione…
Altro non ho da dire, se non esprimere un rammarico. Le cose di Chiara
dovrebbero essere molto più conosciute ed amate di quanto sono, in mezzo a
tante, globali ciofeche di cialtroni. Se fino ad oggi non lo sono, è perché
tanti, ma proprio tanti, come me, dovrebbero essere pieni di sensi di colpa!
Marzio Porro
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