Un altro futuro
C'erano una volta i Nuovi Futuristi, quelli che seguendo le tracce di Balla, Depero e Boccioni si erano messi in testa (erano gli anni ottanta) di ridisegnare la vecchia città per farne una città finalmente stravolta da colori molto urbani ma la tempo stesso anche assai fuori dal normale, una città che più che all'ideale del Rinascimento sembrava voler guardare non tanto all'arte contemporanea quanto al fumetto.
O al massimo alla pubblicità. Battista Luraschi è uno di questi futuristi del presente, messi insieme al suo tempo da Luciano Inga-Pin: con le sue tinte e le sue linee che, fin dall'inizio, sembravano voler sempre e solo giocare con lo spettatore, non per prenderlo in giro, ma per coinvolgerlo il più possibile nella medesima passionedi Luraschi per i materiali della modernità (letteralmente miracolose e fantastiche sono le sue cartelle manco a dirle piene di sorprese: quasi magici i suoi poliesteri, i suoi perspex, le sue resine sintetiche). Non c'è in lui ombra di quel facile ritegno (così tanto di moda tra le grandi star di oggi) che fa dimenticare, a Koons come a Murakami, quello che hanno imparato e persino copiato dai loro Grandi Maestri.
Quello stesso Luraschi che si distacca dai confini tradizionali della pittura, trasformando e animando a suo modo lo spazio (pareti comprese), non vuole però mai dimenticare il passato, anzi lo sottolinea di volta in volta, quando questo passato si trasforma in un'eredità concreta. Il suo nuovo futurismo non dimentica la storia, eppure cerca ancora un altro futuro, magari coloratissimo.
Buon viaggio Battista
Stefano Bucci
Nota biografica
Battista Luraschi (Lurago Marinone, 1951) si diploma in scenografia a Milano presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha occasione di intrecciare alcune esperienze post-moderne dell'arte con quelle più pratiche del design metropolitano.
Dal 1976 affianca all'attività didattica una intensa produzione che lo porta, successivamente, a condividere l'esperienza dei "Nuovi Futuristi" milanesi, ricalibrando la misura del proprio operare.
Disegna e autoproduce in questi anni alcuni oggetti e mobili con la manualità acquisita dal padre artigiano, in sintonia con la "creatività diffusa" che si poteva riscontrare nella Milano degli anni '80, fulcro del design internazionale.
Riflessione teorica e confronti stilistici sviluppano in lui un autonomo mondo operativo, sospeso tra il rigore compositivo e la leggerezza giocosa del fare.
Concentra le proprie attenzioni nell'uso di oggetti quotidiani, ribaltandone gli ordini codificati in una successiva manipolazione che si colloca fra l'arte ed il design: da oggetto di serie a manufatto artistico.
Micro artigiano in sinergia con le forme codificate del "fare" sono la chiave di lettura di un percorso artistico complessivo, fra i più autentici e sinceri, vissuto con riservatezza e discrezione, tra idea e pratica costruttiva.
Questo libro è stato realizzato in edizione limitata di 500 esemplari
numerati e siglati dall'autore, nel mese di giugno 2012.
La grafica è stata curata da Alfredo Taroni con Battista Luraschi.
Stampato presso le Grafiche Mariano S.p.A di Mariano Comense
Lithos Edizioni
Nessun commento:
Posta un commento