20160329

L'ARTE DI COLLEZIONARE MOSCHE Fredrik Sjöberg - Iperborea - Recensione di Sara Merighi

L'ARTE DI COLLEZIONARE MOSCHE Fredrik Sjöberg - Iperborea

"L'arte della limitazione è un'altra cosa, e forse non è nemmeno un'arte. Tutto quello che serve è il coraggio di vedere il proprio ambito di competenza a grandezza naturale. Alcuni allora vedono solo mosche, o certe mosche, in un determinato posto per un breve tempo." Altri dipingono solo le ninfee dello stagno del proprio giardino, altri cercano tutta la vita la particella di Dio, altri il tiro perfetto con l'arco. Forse la felicità è nel sapersi limitare? Ci ho pensato su un po' e mi sembra che no, non necessariamente. È solo una delle molte possibilità e anche Fredrik Sjöberg, l'autore de "L'arte di collezionare mosche", edito da Iperborea, la pensa come me : l'arte della limitazione "È solo un punto di partenza, o un punto fermo, ma comunque un punto. "Datemi un punto (d'appoggio) e solleverò il mondo ", sembra abbia detto Archimede. Per Sjöberg questo punto è Runmaro, un'isola, paradiso naturalistico, di 15 chilometri quadrati di fronte a Stoccolma, dove si è stabilito con la sua famiglia e dove trascorre il tempo ad alimentare la sua collezione di Sirfidi, e se non a sollevarlo, ad osservarlo e cercare di capirlo, il mondo. I Sirfidi o flower flies (in americano) o hover flies (in inglese) sono una famiglia di mosche che hanno tra le loro caratteristiche principali quella di essere facilmente scambiate per vespe. Nel mondo ne sono state individuate più di 5.000 specie. Troppe per poterle conoscere tutte. Per questo Sjöberg ha deciso di dedicarsi solo allo studio di quelle presenti a Runmaro. D'altronde "io a viaggiare mi stancavo soltanto, mi intristivo a volte, diventavo apatico. Desideravo tutto fuorché avventure. Fuorché gente che parlasse lingue che non capivo." (...) "È stato allora che mi è parso di capire che l'isola esercitava un'attrazione particolare su quegli uomini che sentono un bisogno di controllo e sicurezza". Se "L'arte di collezionare mosche " fosse un libro solo "sull'arte di limitarsi e sulla sua eventuale felicità " sarebbe già comunque un piacere leggerlo. La leggerezza e l'ironia con cui il suo autore riflette di come "Se non si ha un limite, tutto resta normale", gratificherebbe quei lettori, e io sono tra questi, che riescono a stupirsi e a fare proprie le riflessioni, anche le più evidenti, solo se le trova scritte. In realtà, però, i piani narrativi, contenuti all'interno di questo libro che, pubblicato per la prima volta in Svezia nel 2004 sta conquistando, da allora, lentamente e discretamente, lettori di Paese in Paese, sono molti di più. Uno di questi riguarda la ricerca quasi ossessiva che l'autore dedica alla vita di Rene' Malaise, entomologo nato a Stoccolma alla fine dell'800, inventore di una particolare rete per catturare mosche, diffusa tra gli entomologi di tutto il mondo. Di personalità diametralmente opposta a Sjöberg, Malaise, viaggiatore, avventuriero, esploratore di luoghi come la Kamcatka e la Birmania, scrittore divulgatore, geologo, sposato con l'esploratrice e scrittrice Ester Nordstrom persino collezionista d'arte negli ultimi anni della sua vita, lo affascina e lo strega: " il suo spirito fondamentalmente esuberante, quasi sfrenato, mi inquietava. C'era in lui qualcosa di sconfinato". E non può essere solo la differenza tra le due indoli ad attrarlo quanto, io penso, il riconoscere in Malaise una sostanzialmente simile ansia di conoscenza. Quell'ansia che Sjöberg cerca di controllare, limitando il suo studio ai 202 esemplari di Sirfidi individuati a Runmaro, di cui conosce tutti i particolari, la loro evoluzione, i periodi in cui appaiono, le piante che li attirano, "perché vola proprio in quel modo e in quel momento" e che, al contrario, in Malaise, invece, si espanse, senza limiti, in ogni parte del mondo e in ogni campo della conoscenza che lo incuriosì. E forse, allora, il punto nell' "Arte di collezionare mosche" non è il "limitarsi" ma il "conoscere" e forse la felicità non è nient'altro che il piacere e quella sensazione di pienezza che deriva dalla capacità di leggere anche solo una pagina dall'infinito libro della natura e "capire anche i testi scritti a caratteri minuscoli".


P.s. Fredrik Sjöberg sarà il 20 aprile al Teatro Parenti di Milano in conversazione con Paolo Nori.
Sara Merighi

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