In quei pomeriggi di noia, dove ci
trasciniamo stancamente da una parte all'altra della nostra
cameretta, magari mimando passi di danza come fossimo accompagnati da
un amabile Orango Tango, un'occhiata meno distratta del solito al
libro gli Animali sbadigliati non può farci che bene. L'ha
scritto e illustrato Manco Fratticchio ed è pubblicato dalle
rigorose Edizioni a vànvera. È pieno di mine esplosive, pronte con
le loro cariche a solleticarci la vita. È tenero e intelligente e fa
scompisciare dalle risate tutti i bambini, e anche qualche adulto che
non ha ancora capito cosa ci sta a fare al mondo.
È un libro, quello di Franci
Mattocchio, di Animali scagliati sulle pagine disposti a
sacrificarsi, e a mostrarsi in tutta la loro fragile esistenza per
ritonificare con la propria esibizione la nostra salute mentale a
volte traballante. Le Zànzare edizioni hanno veramente stampato
questo libro con il sangue. Migliaia di viaggi dei donatori ai
depositi della casa editrice, frutti di anni di lavoro e della vita
di parecchie generazioni di zanzare, hanno potuto far sì che ad un
certo punto il liquido raccolto fosse sufficiente per diventare
inchiostro e colorare le pagine del tomo, che non dovreste esitare ad
avere tra le mani per potervelo gustare a fondo.
Dentro ci sono i disegni degli animali
con il loro nome. Quelli veri: il boxer, il cervolante, il porcell,
la soprana, l'elefantino...
Quelli che si vedono nelle riserve
naturali: la foca suora, il martin cacciatore...
E infine quelli che si trovano solo sui
libri e quindi vale la pena sfogliarli, altrimenti non sapremo mai
che esistono.
Occorrerebbe un grammatico o un
ludologo bartezzaghiano per spiegare con cognizione di causa il
libretto in questione. Un drammatico ludopatico qoelettiano è invece
la persona meno indicata per cercare di annotare qualcosa di sensato,
e quello io sono. Forse più avanti, non oblubinato dalla forza
lisergica di questo libro, riuscirò ad essere più franco e meno
matticchio.
Per intanto però posso dirvi che nel
leggerlo, e per scriverne, mi sono allegramente vanverato il
cervello.
Giampaolo Mascheroni
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