20141218

UNA PICCOLA PIETRA di E. Guarnaschelli - Recensione di CLAUDIO BIZZOZERO



Ogni buon libro ti trasforma, ma ce ne sono alcuni (generalmente non molti) che ti trasformano molto più di ogni altro. Così è stato per me per una raccolta di lettere pubblicata per la prima volta in Francia nel 1979. L’autore è uno sconosciuto giovanissimo operaio comunista torinese, Emilio Guarnaschelli (classe 1911), fuggito dall’Italia fascista nel 1931 ed emigrato dapprima in Belgio per poi giungere finalmente nel 1933 a Mosca, dove da tempo sognava di recarsi (come molti altri suoi coetanei) per portare, come lui stesso ebbe a dire, la sua “piccola pietra” nella costruzione del socialismo. 
Dapprima entusiasta del paese dove il suo grande sogno sembrava aver preso corpo (anche lui, come molti altri, ingenua vittima della propaganda ideologica che in ogni tempo sa abilmente trasformare la menzogna in verità) nel confronto/scontro con la realtà moscovita aprì ben presto gli occhi per accorgersi che in realtà in URSS il sogno della rivoluzione si era ormai trasformato in un terribile mostro assetato di sangue umano. 
Deciso ad opporsi con tutte le sue forze agli orrori dello stalinismo, in nome di quell’ideale di giustizia e libertà che aveva ispirato la sua giovane scelta di campo, nell’aprile del 1935 scrisse a suo fratello Mario una commossa lettera che si concludeva con queste lapidarie parole: “Vi devo dire l'atroce, la dolorosa  verità! Compagni! Ci siamo sbagliati. Coraggio!”. E così firmò la sua condanna a morte.
Denunciato dai suoi stessi compagni (destino comune a molti giovani italiani fuggiti a Mosca in quegli anni terribili) venne deportato in Siberia dove morì nel 1939 (all’età di soli 28 anni). Quarant’anni dopo la moglie di Emilio, Nella Masutti (che lo aveva volontariamente raggiunto in Siberia, non costretta ma per amore, e che fu obbligata dalle autorità sovietiche a tornare a Mosca) trovò modo di pubblicare finalmente le lettere di Emilio aprendo così un ennesimo squarcio nella “verità dogmatica” che la macchina propagandistica del “Dio rosso” aveva costruito per cercare di coprire orrori dello stalinismo. 
Dovettero passare altri ventidue anni perché Nella, insieme ad un gruppo di parenti di vittime dello stalinismo, potesse finalmente chiedere di intervenire a Bologna al XIX congresso del partito che era stato di suo marito. La loro richiesta fu respinta e questo consentì ad un altro giovane poco più che ventenne (idealista come Emilio) di aprire finalmente gli occhi per accorgersi che anche la realtà della sinistra italiana (al pari della ormai nota realtà sovietica) era ben diversa di quella che la propaganda di partito voleva far credere. Nel 1990 esattamente come nel 1935.
Io non so se riuscirete a trovare questa piccola perla di libro, ma se lo trovate non mancate di regalarvelo.


Riferimenti:
Una piccola pietra
di E. Guarnaschelli
Marsilio

Recensione di:
Claudio Bizzozero, nasce a Cantù il 16 ottobre 1965 (e non se n’è più andato). Si diploma al locale Liceo Scientifico “E. Fermi”. Si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Milano e si specializza in “Istituzioni e tecniche di tutela dei Diritti Umani” presso l’Università di Padova. Come R.M. è anche lui portatore (molto poco sano) di partita IVA. Tende ad incazzarsi piuttosto velocemente (coi partiti, col governo...). Negli ultimi due anni e mezzo la tendenza all’incazzatura facile è decisamente peggiorata. Se gli offrissero la possibilità di scegliere se buttare da un aereo Renzi, Salvini, Alfano o uno qualsiasi dei cialtroni che li hanno preceduti approfitterebbe per fare esplodere l’aereo. Non si sa cosa combinerà fra due anni, ma pare che stia organizzando (si dice che voglia investire nel trasporto aereo di VIP da e per Roma, tratte nazionali e collegamenti con Bruxelles). Una delle poche cose certe è che adora la sua famiglia. Un’altra è che è innamoratissimo da 21 anni. Piange spesso al cinema e davanti alla TV (anche coi cartoni animati).


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