Già
a toccarlo senti che si sistemerà in quell’angolo di costato dove
certe cose resistono, restano, per fare bene. Già a guardarlo accade
quel corrucciarsi del cuore che capita quando quello che hai davanti
è come un ricordo, ma non sapresti dire bene di cosa si tratta
(bellissima l’illustrazione di copertina di Chiara Carrer, il suo
omaggio a Gadda). L’indice, di 33 titoli, mette curiosità, una
curiosità particolare, come di dita che appiccicano, di figurine da
baratto. Sunt pueri pueri, pueri puerilia tractant. Cose di/da
bambini, storie di/da bambini: 33 storie dall’infanzia, di quei
piccoli accidenti che ci hanno iniziati al disincanto, quella specie
di minuscole rogne che ci porteremo addosso sempre, che sono lì, di
traverso, a sbirciarci la vita, a non lasciarsi dimenticare mai. Un
regalo sbagliato, un accadimento, un divieto, una innocente
noncuranza: di tutti i mali che la vita ci riserva, questi sono di
sicuro i minori dei mali, eppure sono proprio loro, i mali minori,
quelli nei quali ci riconosciamo l’un l’altro con maggior
tenerezza e complicità. La delicatezza con cui Simone Lenzi ce li
racconta, stanando la sostanza degli accadimenti per prendersene
cura, è trascinante: inizi a leggere e ti ringiovanisce l’anima.
Le piccole tragedie del dover crescere non hanno il gusto della
tragedia, piuttosto sono perle, perle d’esperienza, storie
verissime, tenere e tremende insieme, indovinate dall’autore nella
loro più ingenua, disarmante forza rivelatrice, di pochi fronzoli,
come i poi che lasciano intuire. Incontrare Alice, Federico, Paolo,
Filippo, Milo, Alba, V. è delizioso. Immaginarsi lo sguardo di
Amedeo, Virginia, Carlotta, Martina, Maria Rita è incantevole. Si
ride, anche parecchio. Ci si commuove e non fa davvero male. Si
riflette e serve, sempre. Mali Minori è nato di giugno, ma indossa
il senno e il tepore che fanno bene alle ossa del cuore, ovunque si
sosti, in ogni stagione, anche e – perché no? - soprattutto a
Natale.
Riferimenti:
Mali minori
di Simone Lenzi
Ed. Laterza
Recensione di:
R.M.
o, se preferite, DelleVolte, nasce a Cantù il 18 agosto 1974. Si
diploma al Liceo Scientifico. Si iscrive all’Università, sostiene
quasi tutti gli esami, ma non si laurea. È portatrice (sana?) di
partita IVA dal 2006: si occupa di tributi locali per la pubblica
amministrazione. Per sopravvivere ruba ossigeno alla musica, ai
libri, alle fotografie in bianco e nero. Ama i disegni a matita, la
sua famiglia, il colore arancio. Dice le parolacce e raramente se ne
pente. Da un paio d’anni ha qualche ruga in più: pare sia colpa
della politica, ma non se ne hanno prove.
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