20150711

QUI di Richard McGuire, Rizzoli Lizard - Recensione di Sara Merighi

QUI di Richard McGuire

Io adoro leggere recensioni. È raro che compri un libro senza averne prima letta una e l'acquisto di impulso, che pratico con passione in altri campi, non amo praticarlo per i libri. 
Quando mi capita di acquistare un libro senza avere letto recensioni è perché me lo ha consigliato una persona dei cui gusti letterari mi fido. E di solito funziona.
Se c'è un libro, però, per cui mi sento di consigliare caldamente una buona recensione è sicuramente QUI, di Richard McGuire, edito da Rizzoli Lizard.
Non mi vergogno ad ammettere che la prima lettura delle 300 pagine di questa graphic novel mi ha lasciato completamente interdetta. 
Avevo capito che mi sfuggiva qualcosa, se QUI è considerato il caso letterario dell'anno, almeno per quel che riguarda i fumetti, e, sebbene affascinata dalla sua originalità, solo dopo essermi documentata ho potuto veramente apprezzarlo.
Intanto si tratta di un "racconto" che parte da 3 miliardi di anni prima di Cristo e arriva almeno sino al 22.175 dopo Cristo. 
Se l'intervallo temporale è amplissimo, l'intervallo spaziale in cui i disegni sono ambientati è, invece, quello di un salotto, o, in alternativa, dello spazio fisico da questo salotto occupato. (3 miliardi di anni fa', per esempio, dove sarebbe sorto il salotto vi era solo un ammasso di lava e gas). 
Ogni doppia pagina di QUI ha, infatti, come elemento comune il salotto di questa grande casa americana costruita all'inizio del '900 (1907 per l'esattezza) o la porzione di spazio che vi era prima della sua costruzione o quella che presumibilmente ci sarà dopo, in futuro. Sovrapposte sulle due pagine, una, due, quattro, cinque, dieci, finestre che "fotografano" cosa accadeva o accadrà in differenti intervalli temporali, in quello stesso luogo. Ogni immagine riporta in alto a sinistra l'anno in cui si svolge l'azione.
L'autore usò per la prima volta questo tipo di rappresentazione in un un fumetto di appena 36 tavole intitolato appunto HERE, uscito nel 1989 sulla rivista Raw (diretta da Art Spiegelmann). In quelle prime tavole provava ad immaginarsi chi e come aveva vissuto prima di lui nella casa in cui aveva appena traslocato, e per farlo aveva deciso di utilizzare un'impaginazione "a finestre", come quella vista nei primi sistemi operativi Windows, che si stavano diffondendo.
Già allora l'impatto di questa intuizione creativa era stato molto grande: per la prima volta in un fumetto era stato completamente abbandonato il modello narrativo lineare. 
Mantenendo un'unità spaziale, la stessa stanza, il racconto, se così si può chiamare, perché in realtà non esiste racconto, diciamo le azioni, sono svolte su diversi piani temporali, legati tra di loro solo concettualmente, senza un unico protagonista.
La stessa idea è stata ampliata e incredibilmente arricchita nelle 150 doppie tavole del nuovo QUI, creato da Richard McGuire in dieci anni di lavoro.
Alla prima lettura ciò che viene spontaneo è cercarvi un filo logico, una consequenzialità, ma io non l'ho trovata, almeno non in apparenza.
Sarebbe troppo scontato. 
In realtà l'autore si è sentito libero di giocare.
Talvolta l'ha fatto con dei temi facilmente riconoscibili, per esempio, una festa danzante con gli amici nel salotto di casa nel 1971, nella finestra accanto un'altra festa ambientata nel 1955, e una ancora, nello stesso salotto, ma nel 1954, oppure, uno specchio che si stacca dal muro del salotto nel 1949, nella finestra accanto un uomo che cade dalla scala nel 2014, la sua latta di vernice che cade per terra nel 1990, la pianta che teneva in mano lanciata per aria nel 1926  e infine, a contorno, due finestre con imprecazioni : una nel 1625 e una nel 1852. 
È un gioco ma anche un voler universalizzare la nostra vita. 
La vita di ciascun essere umano nella sua unicità è, infatti, anche un flusso di gesti e avvenimenti che si ripetono sempre uguali, di generazione, in generazione.
Altre volte, invece, l'autore si è divertito a creare l'impressione che ciò che accade sullo sfondo interagisca con ciò che viene raffigurato nelle finestre: 1986, signora che sonnecchia sdraiata sul divano mentre suona il campanello di casa; 1609, due nativi americani che, mentre amoreggiano nel bosco che sorgeva prima del salotto, sono disturbati dal suono del campanello.
Altre volte ancora, le azioni nelle finestre si richiamano a distanza di tavole.
Ci si potrebbe passare delle ore a cogliere, disseminati tra le tavole, i legami, i giochi, i richiami alla storia americana (a me per lo più sconosciuta), a gustarsi la ricerca iconografica relativa all'arredamento del salotto, ai vestiti, a riflettere su come l'autore si immagina il futuro della specie umana e della Terra (realta' virtuale e tecnologia sempre più spinte e poi, sembrerebbe, una natura meravigliosa e rigogliosa che riprende il sopravvento, probabilmente in una Terra che ritornerà senza uomini).
Ecco, una mente aperta alle suggestioni e/o possibilmente  una buona recensione, non necessariamente questa, sono, a mio parere, gli strumenti migliori per godere di questa straordinaria graphic novel.
Sara Merighi

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