20150612

QUANDO SIETE FELICI, FATECI CASO Kurt Vonnegut - Recensione di SARA MERIGHI




"Capitava che d'estate ce ne stessimo seduti all'ombra di un melo a bere limonata, e zio Alex interrompeva la conversazione per dire "Cosa c'è di più bello di questo?" 
Dallo zio, Kurt Vonnegut apprese uno degli insegnamenti che più amava ripetere nei discorsi ufficiali ai neo laureati quando veniva, soventemente, chiamato dalle università americane: l'importanza di riconoscere, onorare e fissare nella memoria quei brevi attimi in cui nella nostra vita si poggia la felicità. 
"Quando siete felici fateci caso" edito da Minimum Fax, è la raccolta di alcuni di quei discorsi, dal 1978 al 2004.
Sono discorsi un po' diversi da quello, famoso, di Steve Jobs a Stanford. 
Vonnegut non prende se stesso come esempio, ne' racconta la propria esperienza esaltando la platea con la propria straordinaria vita.
Si rivolge, invece, a quei giovani uomini e donne pronti sul trampolino di lancio, già con sufficiente adrenalina e testosterone in circolo, cercando di accompagnarli dentro una sfera più intima, di metterli a contatto con i loro principi e le loro coscienze prima che, dal giorno dopo, si lancino nella mischia della competitiva società americana.
Gli parla di religione, di bontà, di odio, di Gesù Cristo " Se le cose che Gesù ha detto erano giuste, e in buona parte anche bellissime, che differenza fa se era Dio oppure no?".
Gli parla di matrimonio, o meglio di crisi del matrimonio "Il matrimonio è in crisi perché le nostre famiglie sono troppo piccole. Un uomo non può rappresentare un'intera società per una donna, e una donna non può rappresentare un'intera società per un uomo".
Li porta a riflettere sull'importanza di essere parte di una comunità, sul razzismo, sul riscaldamento globale, sulla noia e solitudine, sul blues "il dono inestimabile che hanno fatto gli afroamericani al mondo intero mentre erano ancora in schiavitù" e su un sacco di altri temi.
In modo schietto e sincero parla ai giovani non di attualità (il discorso dell'ottobre 2001, per esempio, non cita in nessun modo la caduta delle torri gemelle) ne' di come raggiungere il successo nella vita ma di ciò per cui vale la pena vivere.
Convinto del fatto che "Solo le persone bene informate e di buon cuore possono insegnare agli altri cose che verranno ricordate e amate per sempre. I computer e la tv non lo fanno." (1999)
Così, quando il 30 aprile, in occasione della serata di inaugurazione dell'Expo di Milano, in diretta in Mondovisione su Raiuno, Paolo Bonolis ha citato Kurt Vonnegut parafrasando il titolo del libro in un "Quando siamo bravi facciamoci caso" a me, come si suol dire, è venuto un colpo.
Il popolare presentatore voleva, in modo secondo lui colto, auto celebrare il genio, la bravura e l'affidabilità italiche, essendo però due volte in cattiva fede: prima di tutto per il fatto, noto a tutti, che in realtà si è arrivati all'apertura di Expo non solo in grande affanno, ma senza neanche aver terminato parte dei lavori, in secondo luogo perché era evidente che ne' lui ne' i suoi autori avevano mai letto il libro di Vonnegut, più facilmente ne avevano notato il titolo in qualche vetrina del centro. Se lo avessero letto, forse, si sarebbero fatti uno scrupolo in più.

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