DIEGO DE SILVA La donna di scorta
Einaudi Editore
recensione di Valentina Pellizzoni
Un uomo e una donna si incontrano per
caso e poiché “tutto il futuro non lo conosciamo. Quello più in
là soprattutto. Ma il primo sì. Lo vediamo benissimo”, proprio
per questo i due si riconoscono e cominciano a rincorrersi.
Lui “che non aveva più nessuna
autorità sui propri occhi. Nessuna memoria di nessuna modalità di
occultamento dei suoi desideri. La guardava.”
Lei che “allora lo riconobbe.
L'impressione fu che la vita le volesse restituire qualcosa”.
Le loro vite differenti non intaccano
la loro storia d'amore: lui antiquario sposato con prole, lei single
autrice di tesi per laureandi arricchiti e svogliati.
Un libricino che si legge in un
pomeriggio, 144 pagine che raccontano con tratti scarni ma precisi
una relazione d'amore e il suo rapporto con la libertà.
Scritto in tono asciutto ma con
descrizioni minuziose degli scarti intimi dei protagonisti, dei
passaggi tra l'euforia e la mestizia tipico delle anime innamorate:
“Può succedere così alle volte, si
sente uno scatto dentro, come fosse scaduto il tempo della gioia, si
abbassa quella luce tiepida che chissà chi aveva perso e adesso
rivuole indietro e le cose si ammalano di nuovo, riprendono il loro
aspetto rassegnato, senza speranza, come una strada di periferia alle
quattro del pomeriggio.”
Sembra una normale storia di adulterio.
Sappiamo tutto di lui, ma su di lei, nelle prime pagine descritta
minuziosamente, all'improvviso appaiono delle lacune. Lacune delle
quali il protagonista comincia a sospettare. Lei muta, felice,
accogliente lo ama. Senza chiedere nulla in cambio se non un amore
ricambiato. Questo squilibrio scardina le certezze dell'uomo, che
comincia così una danza pericolosa.
De Silva rende la volontà del silenzio
uno dei possibili cardini dell'amore. Un amore senza futuro ricamato,
ma fondato sull'esserci ora e quindi per sempre.
Valentina Pellizzoni
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