20150924

LA VOLIERA D'ORO di Anna Castagnoli e Carll Cneut - Recensione di Valentina Pellizzoni

LA VOLIERA D'ORO
di Anna Castagnoli e Carll Cneut
Topipittori


E' da un po' che non scrivo di un libro per l'infanzia. Non che non ne veda di bellissimi, non che non mi ispirino pensieri o moti dell'anima. E' che ad un certo punto ho sentito il desiderio di non pensarli più tanto. Di leggerli e basta. Magari di leggerli in compagnia dei miei figli o dei bambini che mi capitano a tiro.
Ma con “La voliera d'oro” mi è proprio tornata la voglia di scriverne. Perché mi ha molto colpita. Perché si è incastrato nella mia vita a perfezione, come quel pezzettino del puzzle che non ve lo fa finire, ma che trovandolo vi fa capire di esserci quasi, alla fine.
La storia è quella di Valentina, principessa insopportabile che pur di avere nelle sue voliere gli uccelli più strani, taglia teste come si mangiano ciliegie. Finché un giorno sogna l'uccello che parla. Qualcuno riuscirà ad accontentarla?
Il libro ha delle illustrazioni strepitose di Carll Cneut che ti prendono e ti mettono dentro in quel mondo lì, di meravigliosi esemplari alati e solitudine e orrore e rabbia pure.


Subito nel leggerlo a me sono venute in mente le nostre vacanze a Taormina in un caldo 15 agosto. Per riposarci un poco, siamo andati nel parco comunale del borgo, decorato da alte torrette, voliere, alberi secolari. Il giardino è stato progettato da Florence Trevelyan, “short, unsmiling and fairly plain” (bassa, seria e piuttosto semplice), inglese di nobile stirpe che decise di dedicarsi al parco dopo la perdita dell'unico figlio.
In quella pace rotta solo dal canto delle cicale, m'immaginavo la donna nascosta nell'ombra in attesa di avvistare un uccello di foggia particolare, sua grande passione. Nelle voliere oggi vuote vedevo uccelli provenienti dai paesi più lontani.
E leggendo “La voliera d'oro” Valentina mi ha ricordato Florence e mi sono chiesta chissà se questa passione per gli uccelli non fosse propria delle anime solitarie e a tratti arrabbiate. Che imprigionano chi è fatto per prendere il volo forse perché il loro volo non lo riescono più o non lo riescono ancora ad immaginare. Ma la pace che dava quel giardino era unica, e forse oggi lo è perché gli uccelli sono volati via.
E allora nel finale aperto del libro, io ci ho inserito il mio. Valentina ha capito. Ha capito che l'attesa non è vero che non serve a niente. L'attesa dà delle risposte. Perché alla fine, nulla rimane fermo.  


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