20150501

PROBABILMENTE MI SONO PERSA Sara Salar Edizione Ponte33 recensione di Sara Merighi


PROBABILMENTE MI SONO PERSA
Sara Salar

Nata dalla passione per la cultura persiana delle due fondatrici, la casa editrice Ponte 33 ha come scopo di far conoscere in Italia la letteratura contemporanea in lingua farsi. 
Sebbene il farsi o persiano sia parlato oltre che in Iran anche in Afganistan, in Tagikistan, in Uzbekistan, in realtà, il catalogo di Ponte 33, ad oggi, prevede solo libri di scrittori/scrittrici iraniani.
L'Iran, d'altronde, gode di pace da 25 anni (l'ultima guerra, quella con l'Iraq, e' terminata nel 1988) e pur essendo di religione mussulmana e avendo una forma di Repubblica, direi, unica al mondo, in quanto il presidente del Consiglio e il Parlamento devono seguire le linee guida di un capo religioso e di un Consiglio dei Guardiani che approvano preventivamente le candidature di ciascun politico, è un Paese che per cultura, storia, costumi, mentalità laica, è molto più simile ai paesi occidentali piuttosto che a quelli orientali.
Non è probabilmente il contesto adatto per approfondire tali affermazioni ma per coloro che sono interessati ad avvicinarsi a questo straordinario Paese, che, visti finalmente gli esiti positivi dei negoziati di Ginevra, è sulla strada per diventare uno degli stati protagonisti della scena politica e culturale dei prossimi anni, basti dire, per prima cosa, che l'Iran non nasce mussulmano ma viene conquistato e sottomesso dagli arabi intorno al 644 d. C. e che tale religione, pure sostituendo l'antico Zoroastrismo ne è stata da questo fortemente contaminata.
Inoltre i mussulmani iraniani sono sciiti, gruppo che costituisce solo il 10-15% della popolazione mussulmana totale e presenta diversità dottrinali, nella concezione del clero, della funzione della donna nella religione e nella società, piuttosto rilevanti rispetto ai più estremisti sunniti. 
A queste considerazioni va aggiunto che le contaminazioni e l'eredità dell'antica Persia sono presenti nella cultura occidentale molto più di quanto ne siamo consapevoli.
Persiana, per esempio, risalente a Ciro il grande, e' la prima carta internazionale dei diritti dell'uomo, persiana la tradizione dell'albero di Natale e la data del Natale, l'uso rituale del vino, l'idea dell'Immacolata Concezione, la prima macchina calcolatrice, l'algoritmo, i fondamenti di algebra e trigonometria, l'astrolabio, l'invenzione degli scacchi, del polo (l'immensa piazza di Isfhan era un enorme campo da polo), la ruota idraulica, il mulino a vento, l'arco rampante, l'origine della maiolica, persiane erano e sono tuttora alcune delle migliori produzioni di tappeti e dei più raffinati miniaturisti al mondo, persiani alcuni degli studiosi e poeti più importanti dell'antichità : Avicenna, Hafez, Rumi. 
La svolta estremista, risalente alla presa di potere nel 1979 dell'ayattolah Khomeini e dei suoi seguaci, è stata resa possibile da un complicato intreccio di interessi economici, errori e pesantissime ingerenze di Inghilterra e Usa iniziate già dalla fine della seconda guerra mondiale, che avevano lo scopo di assicurarsi lo sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio e di non consentire all'Iran di auto determinarsi. In maniera scellerata e poco lungimirante, nel momento in cui la popolazione si stava ribellando al governo di Rehza Pahalavi, scia' laico e illuminato ma autoritario e dispotico, le due potenze occidentali invece che sostenere la resistenza interna, a loro giudizio troppo orientata ad idee socialiste, hanno di fatto armato gli estremisti per poi di lì a poco esserne da questi cacciati.
Tale violenta svolta, però, incredibilmente, non è riuscita ad annientare totalmente la società civile e il fermento culturale Iraniani.
Con una popolazione di 80 milioni di abitanti, dei quali il 60% sotto i 30 anni, un altissimo livello di scolarizzazione, una grande curiosità e voglia di conoscere ciò che accade oltre i confini del loro paese, confini che gli adolescenti e i ragazzi violano, almeno virtualmente, aggirando la censura e navigando su internet e social network, la società iraniana continua a far nascere intellettuali, registi, scrittori, poeti che dall'interno o dall'esterno cercano di fare crescere le coscienze e contemporaneamente di consentire a noi di conoscere la loro realtà.

Una di queste è Sara Salar, l'autrice di "Probabilmente mi sono persa".
Il romanzo è ambientato a Teheran dove una giovane donna, mamma e moglie, racconta e affronta un periodo di confusione e depressione, come capita, io penso, prima o poi alla maggior parte di noi, soprattutto donne, almeno una volta nella vita. Alla protagonista, di cui non conosciamo il nome e nelle ultime pagine se ne capirà il motivo, cade addosso la consapevolezza di avere fatto delle scelte, ad un certo punto della propria vita, che l'hanno estraniata da se stessa. 
Forse dovute alla paura di uscire dalle consuetudini, o al senso di inadeguatezza che viene ancora spesso inculcato nelle donne e non solo in Iran, tali scelte, sposarsi con un uomo dalla solida posizione ma che poco ha a che fare con lei, lasciare gli studi, l'hanno portata a non riconoscersi più. 
A fatica, ricordando in modo ossessivo e parecchio paranoico, i momenti della sua giovinezza, l'amica del cuore, le possibilità che ha avuto e che non ha colto, riesce a capire che oramai non può più tornare indietro ma, forse, solo accettarsi. 
La scrittura sincopata, nevrotica, con una quantità di puntini di sospensione usata da Sara Salar, per quanto a tratti un po' fastidiosa, ha il pregio di fare entrare il lettore nel profondo spaesamento e confusione della protagonista.
Lo smarrimento presente sin dal titolo e poi per tutto il romanzo è forse quello di una generazione di giovani cresciuti in una società schizofrenica: da una parte costretti a seguire apparentemente una serie di regole, leggi e precetti imposti da un governo corrotto e dalla doppia morale che propina un'interpretazione arcaica ed invasiva della religione, dall'altra parte attirati e ammaliati da una modernità, da un'aria di libertà che le maglie della censura non riescono a fermare.
Sara Merighi

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