20130217

Dialogo tra una venditrice di libri e un possibile acquirente di ZITA MARELLI


“Scusi signorina, mi può indicare un bel libro illustrato?” Domandona per cui serve sfoderare un sorriso tuttodenti e ribattere - prendendo tempo - con un ulteriore: “Qual è l’età del bambino a cui vorrebbe regalarlo, o è per lei?”.
“In verità ho diversi nipoti - mi dice, con sguardo da satiro, un signore leggermente pingue e con ancora un barlume di lanugine sulla cima della calotta cranica -. Vorrei semplicemente farmi conquistare dal libro che mi mostrerà, o anche (perché no) dai diversi libri che mi vorrà far vedere, per decidere a quale dei miei nipoti lo regalerò.”
A idee così chiare - ovvero di una nebulosità tanto evidente - urgono risposte secche e univoche: “Guardi questo libriccino, ha per titolo Emma e lo ha pubblicato Orecchio Acerbo: è emozionante, per storia, figure e fattura. L’autore non è proprio un illustratore classico, come può vedere dal segno, è piuttosto un pittore che, tra l’altro, alla sottoscritta piace tantissimo e si chiama Spider”.
Il signore me lo prende di mano, se lo rigira sotto e sopra, osserva la copertina cartonata, se lo sfoglia. Ma non mostra segni di entusiasmo sperticato.
“Non le piace?” chiedo con uno sguardo languido, da povera signorinetta-entreneuse addolorata e contrita, per non aver azzeccato i gusti dell’amabile signore bisognoso di servigi che le sta di fronte.
“Forse il tratto è un po’ troppo selvaggio, ma le assicuro che la storia è di una delicatezza sublime e i disegni posseggono una originalità così singolare che i bambini ne sono conquistati. Però... però... guardi questo, le parrà un azzardo, ma le illustrazioni sono vere e proprie sculture che potrebbero stare senza sfigurare in una sciccosissima galleria d’arte. È il Libro de las preguntas: sono poesie di Neruda che prendono forma grazie a Isidro Ferrer, lo ha pubblicato Media  Vaca, un pazzo editore spagnolo che lavora di conseguenza solo con illustratori folli. È vero, ha il testo in spagnolo, ma se acquista il volumetto tradotto in italiano (Libro delle domande di Pablo Neruda, Passigli Editori), ci trova le domande corrispondenti.”
Ma anche questo libro pare, almeno al momento, non superare l’esame e far urlare all’interlocutore: “Sì, è proprio quello che avevo in mente!”.
“Mi scusi signorina, ma come è possibile capire se si è di fronte a delle belle illustrazioni o meno?”
Come dire in modo gentile, ma carogna, visto quello che gli ho proposto, che probabilmente non ho la più pallida idea di come debba essere un disegno o un’illustrazione degna di nota.
“Effettivamente non ci sono, almeno per me, criteri oggettivi per dire cosa sia ben fatto o malfatto. È il cuore che parla e che risponde con un sussulto quando è ben sollecitato. Però posso mostrarle due libri della stessa scrittrice, con disegni più o meno simili, e lei potrà dirmi quali sono quelli belli e quelli brutti. Prendo dagli scaffali Che animale sei? e Se covano i lupi di Paola Mastrocola. In copertina hanno entrambi un’opera di Franco Matticchio. In uno Matticchio realizza anche quelli all’interno: sono buffi, teneri, terribili, melodrammatici, insomma parlano con la lingua del cuore. Nell’altro i disegni sono della stessa Mastrocola, forse per risparmiare sulla parcella dell’illustratore o forse perché di fronte agli animaletti striminziti e sgangherati di Matticchio scatta la famosa frase: Oh, ma lo so fare anch’io.”
Li apre, ne gira le pagine, li confronta e il viso gli si illumina: “Ma questi... sono scarabocchi, mentre gli altri... gli altri... sono belli”.
“Ecco, sembrano simili, ma alcuni si possono chiamare disegni, gli altri no!” ribatto io.
“Mi pare d’aver capito che quando il segno merita di essere ricordato, si capisce: ha una certa personalità, si incide nella mente, provoca estasi... sì, sì, sì... ho proprio capito. Quasi quasi, ora faccio da me”.
“Se mi permette - aggiunge ancora la sottoscritta -, vorrei segnalarle un volumetto che merita un’occhiata. Ecco, è Cappuccetto bianco, lo ha rieditato Corraini  ed è stato scritto diversi anni fa da Bruno Munari, che è stato maestro di tante cose: di pittura, di design, di didattica, di scrittura, di serietà e di ironia, ma soprattutto di intelligenza. Lo guardi.”
Quel signore lo sfoglia, lo leggiucchia, ma... “Ma non c’è nessun disegno”.
“Sì che ci sono i disegni. Solo che Cappuccetto bianco si è mimetizzato con grazia tra le pagine bianche. Vede, anche quello che non c’è può essere contemplato. Qui non c’è nessun segno eppure quelle pagine stanno lì come fossero, e lo sono, zeppe di disegni bellissimi”.
Il signore mi osserva basito, forse sta pensando che lo prendo in giro, ma non è così. Mentre tentenna gli sottopongo un altro strano libretto: “Guardi questo. È uno straordinario (per sapienza cerebrale e manuale) libro da colorare, e non solo. Si ricorda? Una volta le edicole e le cartolerie polverose di paese ne erano piene, prima della tecnologia che pittura e dipinge con il mouse o qualsiasi altro aggeggio pulito, che non sporca, che non taglia, che non incolla, che è insomma più ecologica. Da qui, si può cominciare a rieducarsi al gusto del bello, al gusto del tracciare con una matita il contorno di un animale, al gusto di raccontare qualcosa “scarabottolando” un paio di personaggi mitologici... Lo ha scritto e pensato Guido Scarabocchiolo insieme a Marta Sironi, si intitola Quadri, quadretti e animali, e lo ha pubblicato Topipittori.  E questo, lo ha stampato per la prima volta in Italia lo stesso editore, pensi era uscito a Londra nel 1962. Lo ha scritto Murray McCain e si intitola semplicemente Libri! Vuole dirci più cose possibili sui libri: a cosa servono,  cosa farne, come ci curano... I disegni sono di John Alcorn, purtroppo è già morto, ma negli anni Settanta e Ottanta in Italia si era divertito a illustrare diverse copertine per Rizzoli e a sistemare la grafica editoriale di Longanesi. Tra l’altro anche l’autore del libro da colorare che le ho mostrato prima - che per dovere di cronaca si chiama Scarabottolo, ma non ho resistito al divertimento di storpiarne il nome -, è il grafico e l’illustratore di tantissime copertine delle edizioni Guanda. Quello che ci sta scritto dentro quei libri, non saprei, ma le confezione esterne a volte sono così “come la nostra mente le voleva” che lasciano a bocca aperta per la perfezione. Giusto per aggiungere peso al curriculum degli autori di cui le sto parlando, ammesso che ce ne fosse bisogno, sia Scarabottolo che Matticchio in questi ultimi mesi hanno pubblicato diversi lavori per “Il Sole 24 ore“ nell’inserto cultural-domenicale. E se poi volesse lasciar viaggiare la mente in una lunga carrellata di pensieri “schizzati” da Franco Matticchio e raccolti da Einaudi in Esercizi di stilo...”.
 “Alt! Stop! - mi zittisce il signore -. Facciamo così: compro tutti i libri che mi ha mostrato, me ne vado a casa e piano piano, senza strafare, me li esamino per bene. Poi tornerò qui, sceglierò un volume illustrato tra quelli che avete in libreria, glielo farò vedere e sono sicuro che piacerà anche a lei.”
“Anzi, se sarà di mio gradimento, in premio le regalerò un vecchio romanzo per ragazzi, purtroppo non più in commercio, L’aiutante del diavolo, pubblicato da Mondadori. È una intrigante storia di Horowictz, ma i disegni di Alberto Rebori sono indimenticabili: SONO CRUDELI, SGRAZIATI, GRAFFIATI CHE PIÙ BELLI NON SI PUÒ”.

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