“Scusi signorina, mi può
indicare un bel libro illustrato?” Domandona per cui serve sfoderare un sorriso
tuttodenti e ribattere - prendendo tempo - con un ulteriore: “Qual è l’età del
bambino a cui vorrebbe regalarlo, o è per lei?”.
“In verità ho diversi nipoti - mi dice, con sguardo
da satiro, un signore leggermente pingue e con ancora un barlume di lanugine
sulla cima della calotta cranica -. Vorrei semplicemente farmi conquistare dal
libro che mi mostrerà, o anche (perché no) dai diversi libri che mi vorrà far
vedere, per decidere a quale dei miei nipoti lo regalerò.”
A idee così chiare - ovvero di una nebulosità tanto
evidente - urgono risposte secche e univoche: “Guardi questo libriccino, ha per
titolo Emma e lo ha pubblicato Orecchio Acerbo: è emozionante, per
storia, figure e fattura. L’autore non è proprio un illustratore classico, come
può vedere dal segno, è piuttosto un pittore che, tra l’altro, alla
sottoscritta piace tantissimo e si chiama Spider”.
Il signore me lo prende di
mano, se lo rigira sotto e sopra, osserva la copertina cartonata, se lo
sfoglia. Ma non mostra segni di entusiasmo sperticato.
“Non le piace?” chiedo con uno sguardo languido, da
povera signorinetta-entreneuse addolorata e contrita, per non aver azzeccato i
gusti dell’amabile signore bisognoso di servigi che le sta di fronte.
“Forse il tratto è un po’ troppo selvaggio, ma le
assicuro che la storia è di una delicatezza sublime e i disegni posseggono una
originalità così singolare che i bambini ne sono conquistati. Però... però...
guardi questo, le parrà un azzardo, ma le illustrazioni sono vere e proprie
sculture che potrebbero stare senza sfigurare in una sciccosissima galleria
d’arte. È il Libro de las preguntas: sono poesie di Neruda che prendono
forma grazie a Isidro Ferrer, lo ha pubblicato Media Vaca, un pazzo editore spagnolo che lavora di
conseguenza solo con illustratori folli. È vero, ha il testo in spagnolo, ma se
acquista il volumetto tradotto in italiano (Libro delle domande di Pablo
Neruda, Passigli Editori), ci trova le domande corrispondenti.”
Ma anche questo libro pare, almeno al momento, non
superare l’esame e far urlare all’interlocutore: “Sì, è proprio quello che
avevo in mente!”.
“Mi scusi signorina, ma come è possibile capire se
si è di fronte a delle belle illustrazioni o meno?”
Come dire in modo gentile, ma carogna, visto quello
che gli ho proposto, che probabilmente non ho la più pallida idea di come debba
essere un disegno o un’illustrazione degna di nota.
“Effettivamente non ci sono, almeno per me, criteri
oggettivi per dire cosa sia ben fatto o malfatto. È il cuore che parla e che
risponde con un sussulto quando è ben sollecitato. Però posso mostrarle due
libri della stessa scrittrice, con disegni più o meno simili, e lei potrà dirmi
quali sono quelli belli e quelli brutti. Prendo dagli scaffali Che animale
sei? e Se covano i lupi di Paola Mastrocola. In copertina hanno
entrambi un’opera di Franco Matticchio. In uno Matticchio realizza anche quelli
all’interno: sono buffi, teneri, terribili, melodrammatici, insomma parlano con
la lingua del cuore. Nell’altro i disegni sono della stessa Mastrocola, forse
per risparmiare sulla parcella dell’illustratore o forse perché di fronte agli
animaletti striminziti e sgangherati di Matticchio scatta la famosa frase: Oh,
ma lo so fare anch’io.”
Li apre, ne gira le pagine, li confronta e il viso
gli si illumina: “Ma questi... sono scarabocchi, mentre gli altri... gli
altri... sono belli”.
“Ecco, sembrano simili, ma alcuni si possono
chiamare disegni, gli altri no!” ribatto io.
“Mi pare d’aver capito che quando il segno merita di
essere ricordato, si capisce: ha una certa personalità, si incide nella mente,
provoca estasi... sì, sì, sì... ho proprio capito. Quasi quasi, ora faccio da
me”.
“Se mi permette - aggiunge ancora la sottoscritta -,
vorrei segnalarle un volumetto che merita un’occhiata. Ecco, è Cappuccetto
bianco, lo ha rieditato Corraini ed
è stato scritto diversi anni fa da Bruno Munari, che è stato maestro di tante
cose: di pittura, di design, di didattica, di scrittura, di serietà e di
ironia, ma soprattutto di intelligenza. Lo guardi.”
Quel signore lo sfoglia, lo leggiucchia, ma... “Ma
non c’è nessun disegno”.
“Sì che ci sono i disegni. Solo che Cappuccetto
bianco si è mimetizzato con grazia tra le pagine bianche. Vede, anche quello
che non c’è può essere contemplato. Qui non c’è nessun segno eppure quelle
pagine stanno lì come fossero, e lo sono, zeppe di disegni bellissimi”.
Il signore mi osserva basito, forse sta pensando che
lo prendo in giro, ma non è così. Mentre tentenna gli sottopongo un altro
strano libretto: “Guardi questo. È uno straordinario (per sapienza cerebrale e
manuale) libro da colorare, e non solo. Si ricorda? Una volta le edicole e le
cartolerie polverose di paese ne erano piene, prima della tecnologia che
pittura e dipinge con il mouse o qualsiasi altro aggeggio pulito, che non
sporca, che non taglia, che non incolla, che è insomma più ecologica. Da qui,
si può cominciare a rieducarsi al gusto del bello, al gusto del tracciare con
una matita il contorno di un animale, al gusto di raccontare qualcosa
“scarabottolando” un paio di personaggi mitologici... Lo ha scritto e pensato
Guido Scarabocchiolo insieme a Marta Sironi, si intitola Quadri, quadretti e
animali, e lo ha pubblicato Topipittori.
E questo, lo ha stampato per la prima volta in Italia lo stesso editore,
pensi era uscito a Londra nel 1962. Lo ha scritto Murray McCain e si intitola
semplicemente Libri! Vuole dirci più cose possibili sui libri: a cosa
servono, cosa farne, come ci curano... I
disegni sono di John Alcorn, purtroppo è già morto, ma negli anni Settanta e
Ottanta in Italia si era divertito a illustrare diverse copertine per Rizzoli e
a sistemare la grafica editoriale di Longanesi. Tra l’altro anche l’autore del
libro da colorare che le ho mostrato prima - che per dovere di cronaca si
chiama Scarabottolo, ma non ho resistito al divertimento di storpiarne il nome
-, è il grafico e l’illustratore di tantissime copertine delle edizioni Guanda.
Quello che ci sta scritto dentro quei libri, non saprei, ma le confezione
esterne a volte sono così “come la nostra mente le voleva” che lasciano a bocca
aperta per la perfezione. Giusto per aggiungere peso al curriculum degli autori
di cui le sto parlando, ammesso che ce ne fosse bisogno, sia Scarabottolo che
Matticchio in questi ultimi mesi hanno pubblicato diversi lavori per “Il Sole
24 ore“ nell’inserto cultural-domenicale. E se poi volesse lasciar viaggiare la
mente in una lunga carrellata di pensieri “schizzati” da Franco Matticchio e
raccolti da Einaudi in Esercizi di stilo...”.
“Alt! Stop! -
mi zittisce il signore -. Facciamo così: compro tutti i libri che mi ha
mostrato, me ne vado a casa e piano piano, senza strafare, me li esamino per
bene. Poi tornerò qui, sceglierò un volume illustrato tra quelli che avete in
libreria, glielo farò vedere e sono sicuro che piacerà anche a lei.”
“Anzi, se sarà di mio gradimento, in premio le
regalerò un vecchio romanzo per ragazzi, purtroppo non più in commercio, L’aiutante
del diavolo, pubblicato da Mondadori. È una intrigante storia di Horowictz,
ma i disegni di Alberto Rebori sono indimenticabili: SONO CRUDELI, SGRAZIATI,
GRAFFIATI CHE PIÙ BELLI NON SI PUÒ”.
Nessun commento:
Posta un commento