20100622

GOURMET Masayuki Qusumi - Jiro Taniguchi


Quando si entra in un ristorante nel quale non si è mai messo piede, per qualche motivo diventa necessaria una certa dose di coraggio. Anche se, naturalmente, avventurarsi casualmente in un trattoria di provincia con le pareti tinte di scuro non è la stessa cosa che fare baldanzosamente il proprio ingresso in un ristorante francese in cui non si è ammessi se non si indossano giacca e cravatta. Anche se ormai, nel Giappone di oggi, non si sentono più racconti di persone che entrano in un ristorante, si vedono servire del cibo di pessima qualità e se la danno subito a gambe, lo scrittore Masayuki Qusumi ha pensato di raccontarvene alcuni. A dare vita ai suoi piatti e ai suoi ristoranti, Jiro Taniguchi, autore di "Ai tempi di Bochan" e "Icaro".
(in vendita alla cornice, gennaio 2011)
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Taniguchi Jiro nasce a Tottori il 14 agosto 1947, vive e lavora a Tokyo. Nel 1966, dopo essersi diplomato, entra a far parte dello staff del disegnatore Ishikawa Kyota, in qualità di assistente. Nel 1970 inizia la sua carriera di mangaka sulla rivista Young Comic con la storia breve Kareta heya. L'anno successivo vince il premio indetto annualmente da Big Comic con il racconto Toi koe. Nel 1975 vede la luce il suo primo manga Namae no nai dobutsutachi, avente per protagonisti degli animali, soggetti ricorrenti nelle sue opere. Nel 1976 inizia la lunga e fruttuosa collaborazione con Sekikawa Natsuo, uno scrittore a tutto tondo, che spazia dal reportage alla saggistica, dalla critica ai romanzi. Tale collaborazione porterà alla realizzazione per l'editore Futabasha di diverse opere: Rind!3, Muboi toshi, Nashikaze wa shiroi, Hotel Barbour View e più tardi, nel 1985, Botchan no jidai, considerato il capolavoro di Taniguchi e premiato con il prestigioso Osamu Tezuka Award. In seguito, la sua opera inizia ad essere influenzata anche dall'universo occidentale. Dal 1980 collabora anche con lo scrittore Caribu Marley per storie di ambientazione boxistica pubblicate sempre da Futabasha: Ao no senshi, Knukle Wars, Live Odissey. Nel 1985 realizza l'opera di fantascienza Chikyu hyokai kiji e, come già accennato, inizia Botchan no jidai. Nel 1990, comincia Blanca, storia di un cane dotato di poteri psichici. Nello stesso anno nascono due opere composte da storie brevi, in seguito raccolte ognuna in un unico volume: Genju jiten e Aruko hito. Nel 1992 vince il premio Shougakukan con la storia breve Inu o kau; l'anno seguente disegna K, di ambientazione alpinistica, su testi dello scrittore Tosaki Shiro. Nel 1995 esce Chichi no koyomi. Nel 1996 arriva a conclusione Botchan no jidai, mentre comincia la lavorazione del fantascientifico Icaro, su sceneggiatura del francese Moebius per il settimanale Morning. Successivamente, nel 1999, Taniguchi realizza Harukana machi e, un nuovo romanzo in bilico tra passato e presente che mostra diversi punti di contatto con Chichi no koyomi. Nel 2000 esce il volume Quest for the Missing Girl. Nel 2001 è la volta di Sky Hawk, una storia ambientata nel Far West. Con il tempo, Taniguchi si è conquistato una fama che ha superato i confini nazionali. I suoi racconti spaziano da un genere indefinibile e tipicamente giapponese, che narra storie di vita quotidiana, sino a storie hard-boiled, sportive, storiche o di fantascienza. Si sanno poche cose su di lui. Invidia l'Europa per la facilità di contaminazione tra i paesi che la compongono. E' affascinato dalla Francia, paese in cui vorrebbe andare ad abitare. Per lui, uomo di poche parole, gli italiani parlano troppo. Non ci sono molte parole nemmeno nei suoi manga. Taniguchi ha anche corretto gradualmente il suo tratto adeguandolo anno dopo anno, opera dopo opera, a quello raffinato e dettagliato della bande desinée franco-belga, riducendo all'indispensabile l'uso dei retini (a favore di disegni superparticolareggiati) e aggiungendo sempre più tavole colorate a mano. Il pennino che disegna con maniacale precisione e con tratto preciso, morbido, pulito tutte le tegole del tetto di una casa sullo sfondo di una piccola immagine di passaggio finisce per raggiungere, con uno sforzo "realista" che a un disegnatore occidentale apparirebbe tempo sprecato, anche una precisione di resa psicologica che a pochi è data con la medesima intensità. E' questa perizia che ha impressionato persino Jean Giraud, in arte Moebius. Non lo attirano le ombre, prevale il grigio-bianco, la mezzetinta. Taniguchi tende, come la maggior parte dei mangaka, a documentarsi fotograficamente il più possibile per descrivere al meglio un ambiente. Ciò giustifica anche la lentezza delle sue produzioni: "Quando costruisco una scena mi occupo sempre dell'ambientazione storica, della ricostruzione; la definizione dei dettagli diventa, essa stessa, parte del racconto. Mi appassiona disegnare nel dettaglio. Forse disegno anche troppo nei dettagli". Quando Taniguchi sbarcò in Italia, era il più sconosciuto tra i mangaka. Le case editrici Planet Manga e Coconino Press, con grande coraggio, hanno iniziato a pubblicare la sua opera in una edizione ben curata, anche se spesso solo per il circuito librario. Ora sono passati parecchi anni e Taniguchi ha aperto gli occhi a molti.

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